I ricercatori dell’University Health Network di Toronto hanno brevettato ClearMate, un dispositivo che aiuta a smaltire la sbronza in modo veloce grazie all’iperventilazione.
Sarà capitato a tutti di svegliarsi una domenica mattina in hangover. Emicrania, sonnolenza, bocca impastata e ipersensibilità alla luce sono i classici sintomi della sbronza. Quando si presentano (soprattutto se compaiono tutti insieme) non si può far altro che sperare che passino presto. Ci sono molti rimedi per smaltire più velocemente la sbronza. Alcuni sono grandi classici – bere molta acqua, fare una molto colazione sostanziosa – altri sono decisamente più “innovativi”. Tra questi ultimi, spicca sicuramente ClearMate, un “congegno” sviluppato dai ricercatori dell’University Health Network di Toronto. Si tratta di un dispositivo che (secondo gli ideatori) aiuterebbe ad eliminare l’alcool dall’organismo in modo rapido. In che modo? Grazie all’iperventilazione, ossia una serie frequente di atti respiratori che portano ad una riduzione notevole dell’anidride carbonica nel sangue. L’alcool viene smaltito dal fegato ma gli ideatori di ClearMate hanno ipotizzato che i polmoni possano “contribuire” ad accelerare questo processo fisiologico.
Smaltire la sbronza con ClearMate
Tutto quello che l’utente deve fare è respirare nel macchinario. ClearMate immette ossigeno e anidride carbonica nel sistema respiratorio e in questo modo accelera lo smaltimento dell’alcool. “Con ogni respiro, il dispositivo è progettato per permettere la normale quantità di anidride carbonica di fuoriuscire e l’eventuale eccesso viene restituito con il respiro successivo”, ha spiegato l’ideatore Joseph Fisher. “Il fenomeno dell’eliminazione dell’alcol attraverso i nostri polmoni è noto da molto tempo: è quasi inspiegabile il motivo per cui nessuno l’abbia provato decenni fa. ClearMate è un trattamento immediato ed efficace per il Monossido di Carbonio. Il dispositivo è marchiato CE ed è anche approvato per la vendita in Canada e in molti paesi del mondo” ha sottolineato il ricercatore dell’University Health Network di Toronto.
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