Metano su Marte, la conferma di un team tutto italiano

È ufficiale: un giorno le nostre auto potrebbero essere alimentate da metano non terrestre. Già, perché la notizia degli ultimi giorni proveniente da un gruppo di lavoro italiano è proprio questa: la conferma della presenza di metano su Marte.

La notizia è stata riportata dalla rivista Geoscience dopo il primo annuncio effettuato sia dalla Nasa che dall’Esa, l’Agenzia spaziale europea, ma è stato un gruppo di ricercatori italiani dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) coordinato da Marco Giuranna e composto da Vittorio Formisano, Alessandro Aronica, Giuseppe Etiope, quest’ultimo anche dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), e Marilena Amoroso dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi).

Il rover Curiosity sul suolo di Marte

Non una novità dell’ultim’ora in effetti, perché già qualche segnale si era avuto già nel 2004, quando primi segni del gas naturale, nell’ordine di poche parti per miliardo per volume preso in esame, si erano avuti da un rilievo in orbita della sostanza grazie alla sonda Mars Express. Un primo contatto con il Pianeta Rosso che aveva dato pochi segnali ma esaltanti, indispensabili poi per i rilievi che dal 2012 si sarebbero susseguiti non più in orbita bensì sul suolo grazie al rover Curiosity. Obiettivo degli studi era stato il cratere Gale, laddove la sonda Mars Express aveva effettuato i primi rilievi 8 anni prima.

Finalmente abbiamo la prima osservazione simultanea di metano su Marte, nello stesso luogo e nello stesso momento, da parte di due strumenti indipendenti e molto diversi tra loro: un rover in superficie e uno spettrometro in orbita attorno al pianeta – afferma Giuranna sul sito dell’Asi – Il risultato più importante è che due studi completamente indipendenti suggeriscono lo stesso luogo di origine. Sebbene quando si parli di parti per miliardo in generale si intenda una quantità relativamente piccola, è piuttosto notevole per Marte – continua Giuranna – La nostra misurazione corrisponde, in media, di circa 46 tonnellate di metano presente in un’area di 49mila chilometri quadrati osservati dalla nostra orbita”.

Ma da cosa deriva la presenza di queste presenze di gas naturale su un pianeta deserto? C’è stata vita su Marte?

La tesi degli scienziati ora abbraccia due ipotesi: la prima è che questa formazione di queste esili tracce di metano nel sottosuolo e nell’atmosfera del pianeta derivino da imponenti reazioni geochimiche e che escluderebbero o ridimensionerebbero la presenza della vita in un lontano passato. Oppure, seconda ipotesi, che vede la presenza di microrganismi viventi e resistenti alle dure condizioni di vita nell’atmosfera marziana. La loro attività, durante o al termine del loro ciclo vitale, potrebbe aver dato via alla formazione di presenze del gas nell’atmosfera e nel sottosuolo di Marte.

Non solo. “Abbiamo identificato delle faglie tettoniche che potrebbero estendersi al di sotto di una regione dove potrebbe esserci la presenza di ghiaccio – ha specificato il co-autore dello studio, Giuseppe EtiopeDal momento che il permafrost ha una tenuta eccellente per il metano, è possibile che il ghiaccio abbia potuto intrappolare nel sottosuolo ingenti quantità di metano e che questo venga poi rilasciato lungo le faglie che episodicamente si rompono”.

Non abbiamo scoperto l’origine ultima del metano – precisa Giuranna – Molti processi abiotici e biotici possono generare metano su Marte. Tuttavia – conclude – il primo passo per capire l’origine del metano su Marte è determinare i luoghi di rilascio. Un’analisi dettagliata di questi luoghi, alla fine, ci aiuterà a rivelare l’origine e il significato del metano rilevato”.

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