Il cubo di Rubik da poliedro magico a test per l’Intelligenza Artificiale

I ricercatori dell’Università di Washington hanno utilizzato il famoso cubo di Rubik per testare l’intelligenza artificiale dei robot su compiti e manipolazione di oggetti.

 

La sfida da Washington per la “umanizzazione” dei robot

La sfida principale che ha deciso di affrontare il gruppo di ricerca robotica dell’Università di Washington è quella del miglioramento degli impulsi motori dei robot, che si traduce in una migliore manipolazione degli oggetti. Come infatti afferma il ricercatore impegnato nel team di Washington Boling Yang a TechXplore, per un uomo è facile manipolare e fare mosse con il cubo, ma ci risulta molto complesso decidere quale sarà la prossima mossa, mentre per i robot normalmente è esattamente l’opposto: grande velocità decisionale, ma enorme difficoltà “motoria” sequenziale.

Il famoso cubo creato dall’architetto ungherese Ernő Rubik nel 1974 è stato scelto proprio perché per i robot comporta una serie di movimenti sequenziali che possono scaturire in una serie di errori. La chiave della ricerca del team di Washington, iniziata nel 2017 e oggetto di una pubblicazione in quello stesso anno dopo una conferenza in Singapore, è proprio quella di diminuire quanto più possibile l’errore del robot, o per meglio dire, aumentarne la precisione nella manipolazione del cubo.

Gli obiettivi di questa ricerca condotta principalmente dal dipartimento di Computer Science and Engineering dell’Università di Washington sono due:

Sviluppare sistemi robotici con capacità decisionali in tempo reale, e con una mobilità completa
Studiare impatti positivi sulla vita di tutti i giorni da parte di questa tecnologia

I due obiettivi possono tranquillamente essere sintetizzati con la ricerca di un sistema robotico che somigli quanto più possibile all’uomo, potendolo sostituire un giorno per mansioni pericolose, particolarmente usuranti.

Difatti di sistemi robotici che negli ultimi anni hanno completato con successo il famoso cubo magico, e anche in pochi secondi, ne esistono diversi, ma lo studio e i test di Washington parlano di manipolazione e abilità di scegliere paragonabili a quelle umane, avvicinando sempre più nel tempo il concetto di umanizzazione dei robot.

Uomo e Robot sempre più vicini

I test: risultati eccellenti e standardizzabili

Dopo la parte teorica durata un quinquennio sono arrivati i primi test, e quindi i primi riscontri. Ovviamente tutti i risultati appena ottenuti vanno valutati in prospettiva, e pensati quindi in un’ottica potenziale futura. Nel primo test Yang e colleghi hanno utilizzato due algoritmi per migliorare le capacità di manipolazione del robot PR2, piattaforma progettata da Willow Garage. Nel secondo test è stato utilizzato invece il robot Herb anch’esso intento a completare il famoso “cubo magico”. Ebbene il risultato dei test condotti a marzo 2022 è a dir poco entusiasmante. Conferma infatti Yang che da Washington è stata tracciata una linea di base, uno standard, dalla quale altri ricercatori nel mondo possono partire.

Robot “gioca” al cubo di Rubik. Fonte: Tech Xplore

Entrambi i robot sono riusciti a portare a termine un enorme numero di manipolazioni del cubo, riducendo al minimo gli errori e il tempo necessario per completarle. Lo standard fissato a Washington quindi può rappresentare il riferimento di partenza per tutti gli esperimenti sulla manipolazione da parte dei robot da qui in avanti. Inoltre Yang ha sottolineato l’importanza in termini di attrazione verso le nuove generazioni che può avere questa enorme evoluzione nel mondo della robotica: il cubo di Rubik è infatti popolare in tutto il mondo, e fra diverse fasce d’età e può avvicinare anche i più scettici a questo settore.

Autore: Guglielmo Maria Ruocco

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