GSK3, la proteina che causa il diabete identificata da una ricercatrice italiana

È italiana, ha 34 anni e due bimbe ed ha appena identificato la proteina che permette lo sviluppo del diabete mellito di tipo 2. Si tratta di Francesca Sacco, giovane ricercatrice del Dipartimento di Biologia dell’Università “Tor Vergata” di Roma che è riuscita, tramite degli studi su animali diabetici, ad isolare e conoscere il suo principale nemico: la proteina GSK3.  

Cosa fa questa proteina?
L’importante studio è stato pubblicato sulla testata scientifica “Cell Metabolism” creando notevole euforia e curiosità nella comunità scientifica. Intitolato “Phosphoproteomics Reveals the GSK3-PDX1 Axis as a Key Pathogenic Signaling Node in Diabetic Islets – “Cell Metabolism“, lo studio ha come protagonista proprio la funzione della proteina che, una volta attivata, blocca la produzione di insulina da parte del pancreas.
La conseguenza è nei livelli elevati di glucosio nel sangue che portano ad un’alta glicemia e alle patologie ad essa collegate. Il compito dell’insulina è proprio quello di controbilanciare tale produzione, creando un equilibrio tra le sostanze assimilate dal nostro organismo.

Ed è qui che entra in gioco lo studio della scienziata italiana, prodotto in comunione con università tedesche ed australiane e con il contributo anche del professor Piero Marchetti dell’Università di Pisa.
Sebbene vi siano diverse forme della malattia, il diabete di tipo 2 è effettivamente quella più diffusa. Ed è caratterizzata da una perdita progressiva delle funzionalità delle isole di Langerhans, presenti nel pancreas.
Il risultato è una scarsa se non nulla creazione di insulina, peraltro mal recepita da fegato e muscoli. Ciò provoca il progressivo collasso dell’organismo dovuto ad un’alta presenza di glucosio nel sangue.

Sacco ha dato un nome ed un’immagine alla proteina incriminata, la GSK3, che come passatempo principale ha quello di indebolire e danneggiare progressivamente le isole di Langerhans. Il compito degli studiosi ora sarà quello di bersagliare tale proteina al fine di disabilitarla e normalizzare la produzione di insulina, debellando così la malattia.
I risultati, dopo i primi test su animali diabetici, appaiono incoraggianti, anche se il risultato finale è ancora lontano.

Una buona notizia in ogni caso per gli oltre 370 milioni di malati presenti sul nostro pianeta, di cui ben 24 negli Stati Uniti e 4 solo in Italia. Per i quali, solo nel 2012, sono stati spesi ben 471 miliardi di dollari per le cure mediche in tutto il mondo.  

Exit mobile version