Robosimian: l’aiuto arriva da braccia artificiali

Svolgere operazioni di soccorso in caso di incidenti o catastrofi è sempre un grande problema, come è stato dimostrato a seguito del disastro nucleare di Fukushima, per esempio.

La risposta arriva da Robosimian, un robot pensato per operare in condizioni estreme, realizzato dal Jet Propulsion Laboratory della Nasa. Robosimian è in grado di camminare sia su due zampe che su quattro, ed è in grado di muoversi su delle piccole ruote che gli permettono di evolvere in spazi ristrettissimi. In questo robot c’è, però, anche un po’ di Italia.

Alcuni dei sensori che sono stati applicati a uno degli arti di Robosimian. Arti in grado di afferrare oggetti anche delicati senza distruggerli o farli cadere, sono stati sviluppati a seguito di una ricerca pubblicata sulla rivista Frontiers in Neurorobotics e condotta dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e JPL della Nasa con la collaborazione dell’Istituto Italiano di Tecnologia e dell’Università Cà Foscari di Venezia.

Il Robosimian

Questi sensori, basati sulla tecnologia a fibre ottiche, servono a rendere la mano artificiale in grado di percepire le proprietà fisiche degli oggetti manipolati, quindi rigidità, consistenza e dimensione di vari oggetti di forme e pesi differenti. Frutto del progetto Parloma, finanziato dal Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca e dalla Dubai Future Foundation, i sensori sono riusciti a dimostrare le capacità di rilevare con precisione le principali caratteristiche degli oggetti, riuscendo ad afferrarli con delicatezza senza romperli o farli scivolare.

Le capacità di Robosimian, dunque, con questo nuovo parterre di sensori, aumenteranno a dismisura. Nato per interagire con l’essere umano e per agire in condizioni estreme, sollevando oggetti pesanti come macerie, per esempio, Robosimian potrà, da oggi, controllare efficacemente una grande varietà di oggetti, grazie all’integrazione con l’arto artificiale sensorizzato.

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