Il futuro? Energia pulita dall’acqua di mare grazie allo studio della Stanford University

Energia dall’acqua di mare? Si può fare.

A dirlo è un team di studiosi della Stanford University guidato dai professori Hongjie Dai, docente di Chimica presso l’ateneo americano, Yun Kuang, docente della Beijing University of Chemical Technology e Michael Kenney, co-autore della ricerca e studente presso il DaiLab.

Lo studio dimostra come sia possibile produrre energia pulita in grandi quantità dal processo di elettrolisi, quindi dalla scissione dell’idrogeno dall’ossigeno dell’acqua di mare, senza incappare nel deterioramento degli elettrodi. Cosa comporta tutto ciò? Sicuramente la produzione di acqua dolce in grandi quantità, rimpinguando le esigue e sempre in bilico riserve attuali. In secondo luogo, ma non meno importante, è la creazione di energia pulita a livello industriale. Una scoperta non di poco conto se si considera che ad oggi i motori ad idrogeno risultano ancora costosi per il processo di trasformazione della materia prima.

Pubblicato a marzo scorso sul Pnas, la rivista scientifica dell’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti, lo studio ha trovato l’antidoto alla disgregazione degli elettrodi provocata dal cloruro di sodio dell’acqua di mare. La risposta sta nella creazione di una capsula, un involucro formato da schiuma di nichel e solfuro di nichel che, durante l’elettrolisi, viene caricato negativamente proteggendo l’anodo e respingendo semplicemente il cloruro, evitando il deterioramento dell’elettrode.

Per rendere l’esempio della potenza di tale innovazione nel procedimento chimico, nel momento dell’elettrolisi, ovvero della scissione degli atomi di idrogeno da quelli di ossigeno dovuti alla trasformazione chimica indotta dall’energia elettrica, un elettrode riesce a resistere per non più di 12 ore al cloruro di sodio presente nell’acqua marina. Con la protezione dovuta al solfuro di nichel invece un elettrode può ora resistere per circa 1000 ore, rendendo palesi i possibili utilizzi in campo industriale.

Ed è proprio lì che si stanno riversando le intenzioni del gruppo di studiosi. Se per rendere appetibile una produzione di massa di motori ad idrogeno, che generano energia pulita senza emissioni di anidride carbonica, è altresì vero che per tale produzione è indispensabile un quantitativo di acqua distillata enorme e dispendioso.

“Per fornire abbastanza energia ad automobili e città ci vorrebbe così tanto idrogeno che non è concepibile l’uso di acqua distillata – spiega il professor Dai – In questo modo invece la produzione sarebbe da effettuare senza acqua distillata e a bassi costi, senza contare che la produzione di energia aumenterebbe di 10 volte rispetto agli attuali standard. Inoltre, il fattore immediatezza della separazione tra ossigeno ad idrogeno permetterebbe anche una facile ricarica delle riserve di O2 anche a sottomarini immersione, senza il bisogno di risalire in superficie, aumentandone così di molto l’autonomia in profondità”.

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