Canva: dalla necessità al business

Cento milioni di progetti creati e dieci milioni di utenti in 179 paesi in poco meno di sei anni di attività. Parliamo di Canva, una realtà virtuale nata per creare grafiche, e personalizzarle, in un modo intuitivo e semplice.

L’idea, come è facile intuire, non è rivolta agli “smanettoni” cresciuti a pane e Photoshop. La sua caratteristica principale, oltre al fatto di essere accessibile a chi non possiede particolari competenze, è la possibilità di usufruire gratuitamente di grafiche preimpostate, tutte di un buon livello, consentendo di modificarle a piacimento per renderle più consone ai propri gusti.

Melanie Perkins, studentessa 19enne di comunicazione presso l’University of Western Australia, ha avuto questa idea partendo dalla sua necessità di avere a disposizione contenuti editoriali, ma con poco tempo per poterli sviluppare tramite i principali software di progettazione. Qui è nata la sua innovativa idea di business di sito web di design online, semplice da utilizzare.

Primo step, al quale ha lavorato con il cofondatore Cliff Obrecht, è stato Fusion Books, uno strumento di progettazione online che studenti e insegnanti potevano utilizzare per realizzare facilmente annuari. Ancora in piena attività, Fusion Books è diventata la più grande casa editrice di annuari scolastici dell’Australia, fino ad arrivare nella vicina Nuova Zelanda e perfino nella nostra Europa, precisamente in Francia. Da qui all’idea di fare le cose in grande, il passo è stato molto breve, forti soprattutto dell’esperienza acquisita su come costruire e realizzare un’azienda.

Al team si è poi unito Cameron Adams, esperto in tecnologia e utente pro di Google, che ha dato la reale svolta al progetto. Era il 2012, e da quel momento in poi la strada sarebbe stata tutta in discesa. Una strada che ha portato Canva ad avere decine di milioni di dollari di investimenti, una schiera di designer, sviluppatori, commerciali, artisti, consulenti e investitori, e a diventare dopo soli sei anni un unicorno, una di quelle startup, diventate poi società vere e proprie, che hanno superato il miliardo di dollari di capitalizzazione.

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