Una risorsa dagli scarti: ecco il progetto Prisma

In Sardegna, un progetto pilota che ricicla residui destinati alla distruzione, generando fertilizzanti bio

Si chiama PRISMA, acronimo di PRodotti Innovativi ad alto valore agronomico dal recupero degli Scarti di Macellazione, ed è il nuovo progetto pensato dall’università di Sassari in collaborazione con la Cooperativa Produttori Arborea. L’intenzione è quella di recuperare gli scarti di macellazione per generare prodotti agronomici innovativi da impiegare per il miglioramento delle performance produttive delle piante coltivate. In sostanza, creare del concime organico dagli scarti.

Il cuore del processo sarà il “lombricompostaggio”, che, come suggerisce il termine, è affidato ai lombrichi terrestri e alla loro capacità di degradare gli scarti organici dando origine a prodotti ad alto valore agronomico. Appena partito, il progetto durerà complessivamente 28 mesi, concludendosi a fine 2020, e sarà coordinato dall’agronomo dell’Università di Sassari Roberto Lai, in collaborazione con la Cooperativa Produttori Arborea, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna, l’azienda BioSS, prima produttrice di humus da lombricompostaggio in Sardegna, e Abinsula, realtà di eccellenza nel campo delle tecnologie ICT.

L’obiettivo di questo progetto è quello di fornire agli agricoltori sardi una carta in più per migliorare le performance produttive dell’isola, introducendo dei processi di riciclo e valorizzazione degli scarti derivanti dalla macellazione, che fino a ora erano trattati come rifiuti. Come conseguenza si ottiene, quindi, un abbattimento considerevole dei costi, e il fertilizzante ottenuto da questo processo, potrà essere impiegato anche nell’agricoltura biologica.

I lombrichi, grazie alla loro attività biologica, produrranno un humus che potrà essere utilizzato per le colture, risolvendo il problema degli scarti di macellazione, e creando una stretta sinergia tra la filiera agricola e quella dell’allevamento. La gestione degli scarti di macellazione, infatti, incide sulla competitività della filiera della carne prodotta in Sardegna, ed è inevitabilmente connessa alla questione della sicurezza alimentare e sanitaria.

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