Shellworks, la bioplastica dalle aragoste

Sembra impossibile, eppure un team di studenti di design inglesi ha realizzato una bioplastica completamente riciclabile, partendo dal carapace dei crostacei

La pressante richiesta di creare alternative alla plastica, sta spingendo team di studiosi e ricercatori di tutto il mondo a cercare la soluzione in qualunque composto polimerizzabile, adatto, cioè, a essere modificato e assemblato in catene molecolari lunghe, proprio come la plastica. L’ultimo ritrovato è frutto del lavoro di quattro studenti di design del Royal College of Art e dell’Imperial College di Londra, che hanno creato una plastica biodegradabile e riciclabile, utilizzando come materiale base i carapaci delle aragoste.

Il progetto, denominato Shellworks, è stato realizzato da Ed Jones, Insiya Jafferjee, Amir Afshar e Andrew Edwards, e ha sviluppato nuove macchine per produrre un sostituto delle plastiche monouso. Il nuovo materiale è facile da lavorare, può essere facilmente regolato in spessore, trasparenza, rigidità e flessibilità, tutte caratteristiche che lo accomunano alla normale plastica, ma col vantaggio di essere completamente biodegradabile.

L’ingrediente fondamentale di questa nuova invenzione è la chitina, componente fondamentale dell’esoscheletro di insetti e crostacei, per la cui estrazione il team ha pensato e realizzato tre macchine differenti: Dippy, un modellatore per creare forme in 3D, il Vaccy, un aspiratore con riscaldatore incorporato per creare imballaggi stampati, e Sheety, un dispositivo per la creazione di lastre piane da poter poi modellare. Il team ha già realizzato dei prototipi, dal blister antibatterico per medicinali, a vasi per piante autofecondanti.

Per garantire la riciclabilità completa del prodotto, gli studenti hanno evitato di aggiungere additivi durante la sperimentazione, e hanno scoperto di potere manipolare le proprietà del materiale regolando le quantità dei singoli componenti di base. Un materiale utile fino alla fine del suo ciclo vitale. Già, perché può essere facilmente riportato nella sua forma base, in un solido da poter nuovamente modellare, oppure, alla fine del suo ciclo vitale, può essere utilizzato, una volta sminuzzato finemente, come fertilizzante naturale e non inquinante.

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