La tutela dei dati personali e i rischi per la sicurezza

Si rafforza il tema della tutela dei dati personali in quanto manca una  consapevolezza di base da parte dell’utente, soprattutto con la diffusione dell’AI…

 

La Rete intesa come connessione via etere di dispositivi fisici presente un elemento aterritoriale sempre più difficile da monitorare. I giganti dell’IT in particolare Google, introducono novità con impatti sempre più rilevanti a livello personale. Ciò è sicuramente verificato se pensiamo alla diffusione dei dati online, specie quelli personali.

Nasce quindi, sia nei palazzi delle Istituzioni Europee che dalla società civile, l’esigenza di tutelare i dati personali che circolano in Rete. Occorre dunque innanzitutto distinguere fra dati personali e non personali, dopo di ché è necessario dar luogo ad una tutela sempre più efficace e difensivista dal punto di vista della consapevolezza dell’utente. Quest’ultimo infatti, perde di vista il valore dei propri dati se li rapporta alla gratuità del prezzo inteso come risparmio finanziario; sono esemplificativi da questo punto di vista i casi di studio “Facebook – WhatsApp” sorti sia in ambito comunitario che in sede Antitrust Nazionale.

La tutela dei dati personali e i rischi per la sicurezza

Oggi si parla infatti di “Internet delle cose” per definire l’esistenza di nuovi oggetti connessi alla Rete che lavorano enormi masse di dati online ( i cosiddetti big data). Per qualificare il valore quindi dei dati si è coniata la definizione di “petrolio digitale”. Ciò è avvalorato dal crescente impiego dell’Intelligenza Artificiale nei diversi campi del sapere: tecnologia, chimica, medicina, statistica, marketing etc.

 

L’Intelligenza Artificiale e i profili di diritto europeo

La poca consapevolezza del consumatore si scontra in modo rovinoso con la diffusione dell’AI. Il Machine Learning, una delle tipologia di AI più sviluppata e conosciuta, crea egli stesso delle regole per esaminare i dati attraverso un processo di auto apprendimento  che avviene sulla base di statistiche elaborate sui dati posseduti dal software. E’ ancor di più vera quindi la tesi di chi sostiene una maggior consapevolezza da parte dell’utente finale nel rilasciare il consenso al trattamento dei dati personali. 

 

Uno dei settori che ha registrato l’ingresso dell’AI è è sicuramente quello giudiziario. Infatti nel dicembre 2018 la Commissione Europea per l’efficienza della giustizia ha pubblicato una carta etica sull’impiego dell’intelligenza artificiale nella giustizia. In un convegno del 28 Marzo a Lisbona, il prof. Filippo Donati, membro laico del Consiglio Superiore della Magistratura (CMS) ha evidenziato come in un settore apparentemente “poco innovativo”, l’AI pone problemi ad soprattutto sull’imputabilità della condotta, pertanto la legislazione europea non dà ancora le risposte che invece il ritmo dell’innovazione richiede.

 

L’orientamento della Commissione Europea

Pertanto, la Commissione Europea lo scorso anno ha lanciato una Comunicazione indirizzata al Parlamento Europeo e al Consiglio su l’Intelligenza Artificiale d’Europa che mira quindi a: 

promuovere la capacità tecnologica e industriale dell’UE e  l’adozione dell’AI da parte di tutti gli operatori economici;

– prepararsi ai cambiamenti socio economici indotti dall’Intelligenza Artificiale

– garantire un quadro etico e giuridico adeguato, basato sui valori dell’Unione e in linea con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

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