Ecco il protocollo per le diagnosi di recupero nei soggetti colpiti da arresto cardiaco

Pubblicato sul numero 11 dell’American Hearth Association, un team di scienziati della John Hopkins School ha fornito le migliori pratiche per elaborare le previsioni di recupero dei soggetti colpiti da arresto cardiaco

Gli obiettivi del protocollo

Al momento non esiste un vero e proprio protocollo che prevede studi per il recupero di un soggetto colpito da arresto cardiaco. Mancano soprattutto degli standard riconosciuti per la previsione degli esiti che impediscono di valutare con la massima oggettività e ponderazione gli effetti agli organi che direttamente o indirettamente sono stati colpiti. Pertanto, è stato formato un team internazionale di scienziati capeggiati dal sottocomitato scientifico dell’AHA Emergency Cardiovascular Care Science Subcommittee. L’obiettivo finale è la realizzazione di un test clinico per determinare una prognosi probabile.

Ecco il protocollo per le diagnosi di recupero nei soggetti colpiti da arresto cardiaco

L’opinione del team di scienziati e i numeri

In un’intervista ad una testata scientifica locale, Romergryko Geocadin, M.D., presidente del gruppo di esperti e professore di neurologia, neurochirurgia, anestesiologia e medicina critica presso la Johns Hopkins University School of Medicine, afferma come “Allo stato attuale delle cose, dobbiamo riconoscere i limiti delle nostre pratiche in questo settore, perché non abbiamo scienza di alta qualità per sostenere il nostro processo decisionale”.

Secondo il Luminare, l’8% dei 320.000 casi annui di soggetti rianimati in locali fuori dai presidi sanitari statunitensi vengono dimessi con un buono stato di salute. La prassi indica in 48 ore dal nefasto evento il tempo utile per sciogliere la prognosi, protraendo anche a 72 le ore per definire la prognosi. La Geocadin sostiene che le previsioni fatte a 72 ore sono di bassa qualità perché sono basate su studi di bassa qualità.

L’auspicio è che i gli addetti ai lavori, che leggono la presente, utilizzino le seguenti tecniche per diagnosi più precise:

  1. La valutazione dei riflessi, stimolando i nervi sensoriali nel braccio
  2. Misurazione della dilatazione della pupilla dopo aver brillato una penna nell’occhio, utilizzando l’elettroencefalogramma per valutare le crisi
  3. Applicazione dell’MRI e tomografia computerizzata brain imaging

 

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