Per progettare e realizzare computer sempre più sofisticati e performanti, i ricercatori si rivolgono ai nanomateriali, tra cui il grafene.
Le nuove ricerche
Si parla già da un pò di tempo del grafene e delle sue caratteristiche che lo rendono un materiale unico per certi versi. Il grafene, sottile fiocco di carbonio grande forse quanto un atomo, è un nanomateriale rivoluzionario per via della sua capacità di condurre l’elettricità oltre che la sua resistenza meccanica; inoltre, è un materiale davvero molto flessibile.
Anne S. Meyer, professore associato di biologia all’Università di Rochester, e i suoi colleghi della Delft University of Technology nei Paesi Bassi, tentano di superare la barriera della riproducibilità su larga scala del grafene. Il metodo utilizzato è un modo che riduce i costi e il tempo, nonché altamente sostenibile rispetto ai prodotti chimici. Estratto dalla grafite, il grafene si presenta molto più forte di un atomo che compone lo stato degli elementi naturali. In realtà sono stati già avviati dei metodi alternativi, tuttavia che ne riducono lo spessore e la purezza. Ed è qui che s’innesta il lavoro della Meyer.

La tecnica
L’equipe di scienziati ha iniziato con una fiala di grafite. Hanno esfoliato la grafite per produrre ossido di grafene (GO), che poi hanno mescolato con i batteri Shewanella. I batteri hanno l’effetto di rimuovere la maggior parte dei gruppi di ossigeno, che lo trasforma in un buon conduttore di corrente. Attraverso questo processo, è possibile conservarlo in laboratorio per tempi più lunghi. L’ossido di grafene è un materiale ideale perché è leggero ed è un buon conduttore, ma in genere mantiene un piccolo numero di gruppi di ossigeno che possono essere utilizzati per legarsi alle molecole di interesse.
I possibili utilizzi
Gli studi condotti dall’equipe facente capo alla dott.ssa Meyer hanno previsto che il grafene prodotto battericamente potrebbe anche essere la base per gli inchiostri conduttivi, i quali possono essere utilizzati per rendere più veloci ed efficienti le tastiere dei computer, le schede di circuito, o piccoli fili come quelli utilizzati per sbrinare i parabrezza delle auto. I primi riscontri potranno portare nel prossimo futuro allo sviluppo di nuovi materiali nanocompositi avanzati.
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