Utah: in sala operatoria arriva il robot neurochirurgo

Un team di ricercatori delle University of Utah ha sviluppato un robot neurochirurgo completamente autonomo 50 volte più veloce dei “colleghi” in carne ed ossa.

La robotica arriva in sala operatoria. Un team di ricercatori della University of Utah ha sviluppato un “medico robot” completamente autonomo che può eseguire complicate operazioni neurochirurgiche. L’utilizzo di apparecchi robotici e soluzioni altamente tecnologiche non è di per sé una novità nel settore della chirurgia. Di recente, ad esempio, un team di ricercatori dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze ha ricostruito l’orecchio di un bambino grazie alla stampa 3D. Ciò che sorprende del robot neurochirurgo dello Utah è l’estrema rapidità con la quale opera. I primi test condotti dai ricercatori hanno infatti evidenziato che la macchina è 50 volte più veloce di un neurochirurgo in carne ed ossa. Il robot riesce infatti a raggiungere in appena due minuti e mezzo regioni del cervello che, normalmente, richiedono 2 ore e mezza di lavoro per essere individuate e intaccate. L’impiego di questa tecnologia consentirebbe dunque di accorciare notevolmente la durata delle operazioni neurochirurgiche, riducendo il rischio di complicazioni dovute a lunghe anestesie, infezioni e possibili errori umani.

Come funziona il robot neurochirurgo

Il robot neurochirurgo è totalmente autonomo e “opera” sfruttando gli algoritmi dell’Intelligenza Artificiale. In primo luogo, viene eseguita una tomografia computerizzata del cranio del paziente ed elaborato un modello 3D del complesso osseo e dei suoi punti più delicati, soprattutto nervi e vasi sanguigni. Le informazioni raccolte vengono utilizzate per programmare il braccio meccanico dotato di un trapano capace di forare il cranio. Ovviamente, l’intera procedura è rigidamente monitorata: il robot è munito di speciali sensori che arrestano il sistema in caso di anomalie o pericolo, ad esempio quando la punta del trapano si avvicina troppo ad un nervo facciale o ad un vaso sanguigno del cervello. Ad oggi, il robot neurochirurgo è stato testato su materiali non biologici e sul cranio di cadaveri. I risultati dei test sono stati pubblicati sulla rivista Neurosurgical Focus e – secondo il dott. William Couldwel, coordinatore del progetto – costituiscono una “proof of concept“, ossia dimostrano che la tecnologia funziona. Almeno teoricamente: per vedere il robot neurochirurgo in sala operatoria, infatti, bisognerà attendere almeno due anni.

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