Solar Orbiter: partita la missione ESA che raggiungerà il Sole

La sonda dell’Agenzia Spaziale Europea Solar Orbiter è partita da Cape Canaveral alle 5.03: studierà la superficie del Sole da una distanza mai raggiunta prima.

“Signal acquisition confirmed. Great news!”. Con queste parole – postate sull’account Twitter ufficiale dell’Agenzia Spaziale Europea alle 5.03 – è ufficialmente partita la missione Solar Orbiter. La sonda dell’ESA è decollata dalla piattaforma di Cape Canaveral negli USA in testa a un razzo Atlas V della United Launch Alliance. Il vettore, sfruttando l’allineamento astrale tra la Terra e Venere, ha dato alla sonda la spinta necessaria per iniziare il viaggio nello spazio che la porterà, tra tre anni e mezzo, sull’orbita più vicina al Sole mai raggiunta da un veicolo spaziale. Al termine del suo tragitto, la Sola Orbiter graviterà a 42 milioni di chilometri di distanza dalla nostra stella (meno di un terzo della distanza Terra-Sole) e raccoglierà dati preziosi per studiare i processi fisici e chimici che avvengono sulla superficie. La missione Solar Orbiter è finanziata dall’ESA ed è frutto della collaborazione tra Agenzie Aerospaziali, Istituti di Ricerca e aziende aeronautiche di tutto il Mondo.

Solar Orbiter: il progetto italiano per studiare il Sole

Una volta raggiunta la sua orbita finale, Solar Orbiter compirà diversi studi sul Sole. Le misurazioni riguarderanno il plasma, il campo magnetico, le onde e le particelle energetiche del vento solare. Grazie ad un’orbita inclinata rispetto all’equatore, la sonda potrà inoltre scattare le prime foto delle regioni polari del Sole, zone mai osservate fino ad ora. Per realizzare queste misurazioni, a bordo della sonda ci sono dieci innovativi strumenti scientifici nati dalla collaborazione tra gli Istituti di Ricerca e le industrie di Stati Uniti e 17 Paesi europei. Tra questi c’è il coronografo Metis progettato dall’Istituto nazionale di Astrofisica e Cnr insieme a un grande team di scienziati italiani provenienti dalle università di Firenze, Genova, Padova, Urbino e Torino. Si tratta di una speciale camera per schermare la luce troppo violenta del disco solare e analizzare solo la corona solare, la cui luminosità è milioni di volte più debole. La corona è la zona più turbolenta dalla quale si sprigiona e viene accelerato il vento solare: scoprire i meccanismi interni è fondamentale per approfondire la conoscenza dei fenomeni atmosferici solari e loro evoluzione nell’eliosfera.

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