Il calcestruzzo “Frankeinstein” si ripara e riproduce da solo

I ricercatori hanno creato una forma di calcestruzzo costituito da esseri viventi che può autoripararsi, “riprodursi” e potrebbe aiutarci nelle prossime missioni su altri pianeti

Il campo dei materiali viventi ingegnerizzati è molto fiorente negli ultimi tempi. I materiali, oltre la classica matrice inorganica, contengono al loro interno degli organismi, tipicamente batteri, per fornire proprietà che rispondino all’ambiente circostante. Tra alcuni esempi recenti esistono materiali che rispondono alle variazioni di pressione, di luce o che uccidono batteri pericolosi. Nella maggior parte dei casi però si ha a che fare con materiali sottili applicati su elementi strutturali.

Wil Srubar, uno scienziato dei materiali dell’Università del Colorado, a Boulder, e i suoi colleghi pongono le basi per una rivoluzione. In una ricerca pubblicata sul giornale Matter, il gruppo ha presentato un materiale composto da sabbia, un idrogel che aiuta a contenere l’acqua e le sostanze nutritive ed una specie di cianobatteri fotosintetici. La particolare miscela fornisce carbonato di calcio ai batteri che creano una specie di guscio attorno a loro, un po’ come quando si formano delle conchiglie. In seguito, il guscio si secca e rimane nel materiale, indurendolo come la malta.

In condizioni di elevata umidità il materiale riesce anche a riprodursi. Spaccando un mattone a metà ed aggiungendo sabbia e la miscela gelatinosa, i batteri in 6 ore raddoppiano il volume del materiale, passando da un mattone a due. Se ripetuto l’esperimento si ottengono 4 mattoni partendo dai due iniziali e così via. Il processo su cui si basa la riproduzione è molto interessante per le potenziali applicazioni. Anche se il nuovo materiale non costruirà case automontanti, potrebbe presto portare alla progettazione di componenti che possono ripararsi da soli quando vengono danneggiati.

Il calcestruzzo vivo potrebbe persino offrire agli astronauti diretti su Marte un modo per costruire strutture con materiali locali. Gli avventurieri infatti potrebbero portare solo le culture batteriche ed ussare materiale locale da far indurire, risparmiando tantissimo spazio e peso, aspetti fondamentali durante le missioni interplanetarie.

Exit mobile version