Sui social e WhatsApp impazzano post e video che esaltano l’efficacia contro il Coronavirus della terapia a base di plasma iperimmune: tutto quello che c’è da sapere.
La terapia con il plasma è davvero efficace contro il Coronavirus? E’ questa la domanda che molti italiani si sono posti nelle ultime ventiquattro ore. Nella giornata di domenica 3 maggio sono iniziati a circolare con insistenza molti contenuti web che decantano l’efficacia quasi “miracolosa” di un protocollo sanitario sperimentato all’ospedale Carlo Poma di Mantova che utilizza il plasma per curare gli effetti del Coronavirus. A quanto pare, tutto è partito da un messaggio Whatsapp e da un post Facebook. Il messaggio Whatsapp recita:
“Ti do una buona notizia, certa, che è arrivata ufficialmente dall’ospedale di Mantova I morti per Covid-19 sono azzerati da quasi un mese. E viviamo in Lombardia, epicentro dell’epidemia. Ripeto AZZERATI. Anche soggetti quasi dati per spacciati, trasportati a Mantova sono guariti. Nessun miracolo, semplicemente a Mantova come sapete (e a Pavia) hanno utilizzato e testato il plasma iperimmune (ricavato dal sangue dei guariti). La fase di test è ultimata e la relazione che uscirà a breve sarà sorprendente.
Quindi la cura esisterebbe, e avrebbe costo quasi zero. Unico limite è che servono donatori, ma con la rete dell’Avis questo è possibile grazie anche all’opera di sensibilizzazione (a Mantova chi esce guarito dall’ospedale dona il sangue anche con piacere). Il noto virologo Burioni, quello che diceva che in Italia il pericolo era zero, ora va in tv (profumatamente pagato) a dire che il plasma ha un limite, e che sarebbe meglio un farmaco sintetizzato (chissà perché)”.
In allegato al messaggio, viene citato un post Facebook pubblicato dal dott. Giuseppe De Donno, primario del reparto di Pneumatologia dell’ospedale Carlo Poma di Mantova:
Il Signor scienziato (il professor Roberto Burioni, ndr), quello che nonostante avesse detto che il Coronavirus non sarebbe mai arrivato in Italia, si è accorto in ritardo del plasma iperimmune.
Forse il Prof. non sa cosa è il test di neutralizzazione. Forse non conosce le metodiche di controllo del plasma. Visto che noi abbiamo il supporto di AVIS.
Glielo perdono. Io piccolo pneumologo di periferia. Io che non sono mai stato invitato da Fazio o da Vespa.
Ora, ci andrà lui a parlare di plasma iperimmune. Ed io e Franchini alzeremo le spalle, perchè….
Importante è salvare vite!
Buona vita, quindi, Prof. Burioni. Le abbiamo dato modo di discutere un altro po’. I miei pazienti ringraziano.
PS: vedo che si sta già arrovellando a come fare per trasformare una donazione democratica e gratuita in una “cosa” sintetizzata da una casa farmaceutica.
Non siamo mammalucchi!
Sempre vostro
Peppino
PS: condividetelo amici. Forse arriviamo al Prof. E gli potrò chiedere un autografo!
NB: se voi condividete il post, attenzione! La mia introduzione scompare. Rimane solo il panegirico del Prof! Facebook ci spieghi?
Questi contenuti hanno fatto rapidamente il giro dei social e hanno spinto molti italiani (e molte testate giornalistiche) a domandarsi cosa ci sia di vero dietro la terapia al plasma contro il Coronavirus.
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Coronavirus: la terapia al plasma funziona davvero?
Il plasma è una componente del sangue: contiene proteine, nutrienti, prodotti del metabolismo, ormoni e elettroliti inorganici ma è privo di cellule. Secondo alcuni ricercatori, i pazienti affetti da forme molto severe di COVID-19 potrebbero essere trattati con il “plasma iperimmune”, cioè il plasma delle persone guarite dal Coronavirus perché questa sostanza è ricca di anticorpi. Una volta iniettati nel sangue dei malati, gli anticorpi presenti nel plasma aiuterebbero il corpo del malato a combattere il virus. I primi a sperimentare questa terapia sono stati a Febbraio i medici dell’ospedale di Shanghai in Cina. In Italia, gli ospedali di Pavia e Mantova hanno appena concluso una sperimentazione che avrebbe portato a esiti molto soddisfacenti. “I risultati visti nei casi singoli sono stati sorprendenti”, ha dichiarato il responsabile dell’Immunoematologia e Medicina trasfusionale del Poma di Mantova. “Ora con i colleghi di Pavia stiamo riesaminando tutti i casi, valutando la risposta clinica e strumentale, per trarre delle conclusioni generali su questa che è una terapia specifica contro COVID-19“.
In attesa di ulteriori dati, l’Istituto Superiore di Sanità ha espresso un parere molto cauto. Gli esperti dell’ISS hanno dichiarato che: “è evidente che in seguito a infezione naturale o sperimentale in modelli animali si sviluppano anticorpi policlonali in grado di neutralizzare il virus SARS-CoV-2. È in corso di consolidamento l’evidenza preliminare che la trasfusione di plasma da soggetti convalescenti a soggetti malati di SARS-CoV-2 possa avere una efficacia terapeutica. Va approfondito il ruolo degli anticorpi non neutralizzanti, che nel caso della SARS in alcuni casi hanno “stimolato” la replicazione virale. Tuttavia, risulta ancora difficile identificare le porzioni lineari o conformazionali bersaglio della proteina S, su cui impostare la produzione di anticorpi monoclonali a scopo terapeutico, su larga scala”.
Al momento, dunque, permangono dubbi sull’efficacia e (soprattutto) sull’applicabilità su larga scala della terapia con plasma iperimmune.
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