Il salvagente collettivo progettato per salvare i migranti

Claudio Rivaroli ha progettato un salvagente collettivo che può essere utilizzato nelle operazioni di soccorso in mare aperto dei migranti

Dar vita ad un dispositivo in grado di salvare vite. E’ questo l’ambizioso obiettivo dell’inventore genovese Claudio Rivaroli. In collaborazione con l’azienda nautica Propaganda Alcione, Rivaroli ha ideato e realizzato un “salvagente collettivo” semplice e di rapidissimo uso. L’idea è nata guardando in TV le immagini delle tragedie degli ultimi anni nel Mar Mediterraneo. I migranti spesso perdono la vita perché cadono in acqua e non riescono a restare a galla fino all’arrivo dei soccorritori. Il salvagente collettivo è progettato per essere usato proprio in queste situazioni. Una volta lanciato in acqua, il dispositivo si gonfia in 10 secondi e può dare supporto ad otto persone contemporaneamente. Da chiuso, il salvagente ha le dimensioni di un normale zainetto e può essere facilmente imbarcato a bordo di qualsiasi imbarcazione: dai mezzi della Marina Militare alle barche dei pescatori.

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Il salvagente collettivo progettato per salvare i migranti

Il dispositivo è realizzato con i materiali e la tecnologia comunemente usati per produrre giubbotti di salvataggio. Rispetto a questi ultimi, cambiano solo le dimensioni e la forma. Oltre ad essere ovviamente molto più ampio, infatti, il salvagente di Rivaroli monta alcuni stabilizzatori trasversali che consentono ai malcapitati di aggrapparsi e restare a galla più facilmente. Il dispositivo è in attesa della certificazione CE ma ha già ricevuto l’attestazione RINA, una delle massime autorità nel campo dei mezzi acquatici e galleggianti. L’ente ha certificato che il salvagente collettivo raggiunge gli obiettivi di funzionalità per i quali è stato progettato. Al momento, non esiste alcun prodotto simile e l’auspicio dell’inventore è che il salvagente collettivo possa essere presto immesso sul mercato per salvare vite umane.

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