Produrre in laboratorio dei mini-cervelli per poter studiare e curare malattie neurologiche quali l’autismo o la schizofrenia. Già, quello che era una chimera fino a pochi anni fa, ora potrebbe avverarsi.
E a renderlo possibile è una ricerca effettuata da un team guidato dalla ricercatrice italiana Paola Arlotta, docente del Dipartimento di Cellule staminali e Biologia rigenerativa di Harvard. Nello studio, pubblicato pochi giorni fa dalla rivista scientifica “Nature”, si evidenzia come il primo ostacolo verso la creazione di piccoli organoidi utili alla sperimentazione scientifica in vitro sia stato superato.
In pratica, secondo la ricercatrice italiana, si è riusciti a creare dei mini-cervelli che abbiano caratteristiche uguali tra loro permettendo una sperimentazione che parta dagli stessi punti in comune. Questi piccoli organi crescono in provetta, generati da cellule staminali, e fino ad oggi si sviluppavano ognuno con caratteristiche differenti dall’altro. È l’uniformità delle cellule però il requisito fondamentale per effettuare dei test efficaci.
Ed è qui che il team guidato da Arlotta è intervenuto, creando un metodo realmente efficace per donare quell’uniformità a tutti gli organoidi creati in provetta. «In questo studio dimostriamo che un modello organoide del proencefalo dorsale può generare in modo affidabile una ricca diversità di tipi cellulari appropriati per la corteccia cerebrale umana – afferma lo studio pubblicato su Nature – Abbiamo eseguito un’analisi del sequenziamento dell’RNA di 166.242 cellule isolate da 21 singoli organiidi, trovando che il 95% degli organiidi genera un compendio praticamente indistinguibile dei tipi di cellule, seguendo traiettorie di sviluppo simili e con un grado di variabilità da organoide a organoide paragonabile a quella dei singoli cervelli endogeni».

Tale nuovo metodo sviluppato dall’Università di Harvard darà nuovo impulso allo studio in laboratorio consentendo di studiare in maniera più dettagliata il processo di sviluppo di malattie cerebrali o neurologiche mettendo in evidenza le specifiche caratteristiche genetiche che causano queste patologie.