Un team di ricercatori dell’Università della Pennysilvania, capeggiati da Rachel Young, hanno messo appunto un chip che riproduce i movimenti oculari in tutto e per tutto al fine di supportare la ricerca scientifica per la prevenzione e diagnosi delle patologie oculari fra i quali la malattia oculare secca (DED).
Lo studio
Condotto da Dan Huh, professore associato del Dipartimento di Bioingegneria dell’Università della Pennsylvania in collaborazione con un team di scienziati fra cui l’italiana Mina Massaro-Giordano della Perelman School of Medicine, lo studio si è concretato sulla creazione di un chip oculare derivato dalla stampa 3d in grado di replicare il movimento oculare di un occhio sano e un occhio affetto da DED. Ricordiamo come il 14% della popolazione mondiale risulti affetta dal DED, alla cui lotta sono stati soltanto ammessi dalla FDA americana 2 soli farmaci. La difficoltà principale di questo studio sta nei molteplici sottotipi che sottostanno al meccanismo di fondo della malattia. Una volta risolte le perplessità di adattamento, gli scienziati hanno hanno dato luogo alla premessa di uno sviluppo futuribile di un farmaco come trattamento DED.

Le implicazioni scientifiche e le riflessioni finali
Lo studio è un caso esemplificativo di un magistrale lavoro di coordinamento interdisciplinare fra la ricerca, la bioingegneria e la sperimentazione farmacologica. Non solo, precisione e utilità in senso pragmatico ne sono la riprova- L’auspicio di fondo del team di scienziati è quello di veder applicate le implicazioni scientifiche nello screening farmacologico. In particolare, si ne ritiene fattibile l’impiego nelle lenti a contatto e negli interventi chirurgici oculari futuri.
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