Una nuova tecnologia promette di superare i limiti dei sistemi rigidi migliorando anche la sensibilità alle dinamiche del suono
Una condizione fisica, spesso invalidante, che comporta una riduzione della qualità di vita è l’ipoacusia. Le persone che ne soffrono a causa di danni subiti dall’orecchio interno o da un nervo interno non sono aiutate dagli impianti cocleari. L’opzione migliore sono gli impianti uditivi del tronco encefalico (ABI). Gli ABI bypassano la maggior parte del sistema uditivo e inviano i segnali direttamente al tronco encefalico uditivo. Gli impianti però si basano su componenti rigidi che non si adattano perfettamente all’anatomia di ogni paziente. Questo è uno dei motivi per cui gli ABI finiscono per essere largamente inefficaci in molti pazienti.
Recentemente, un gruppo di ricerca dell’École Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL) in Svizzera, in collaborazione con la Massachusetts Eye and Ear e la Harvard Medical School, ha creato un impianto uditivo flessibile che supera le gravi limitazioni di cui soffrono i dispositivi rigidi. Il dispositivo flessibile può essere posizionato in prossimità del tronco encefalico uditivo, con gli elettrodi a film sottile esposti che abbracciano il tessuto e consentono il passaggio pulito di segnali elettrici mirati. I risultati sono riportati in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Science Translational Medicine.

I primi test dei prototipi del dispositivo, che ha una superficie di 0,25 mm quadrati, sono stati condotti sui topi. I risultati hanno mostrato che gli elettrodi funzionano correttamente per oltre un mese. Al momento la ricerca sta valutanto la possibilità di testare i prodotti su pazienti reali. Inoltre, i ricercatori ritengono che il nuovo approccio porterà ad una gamma dinamica del suono percepita molto più ampia, con risultati migliori di quelli ottenuti con gli ABI esistenti.
Un importante risultato fondamentale di questa ricerca è stato lo sviluppo di una serie di elettrodi flessibili in platino, racchiusi in silicone, che mantengono le proprietà del metallo di cui sono fatti. Il platino non è un materiale ferroso, è biocompatibile e già utilizzato in molte applicazioni mediche. In aggiunta, può essere utilizzato all’interno di una macchina per risonanza magnetica. Per renderlo flessibile il platino, i ricercatori hanno inciso modelli estremamente sottili nel platino utilizzando tecniche di produzione su scala sub millimetrica. Questo approccio potrebbe essere un punto di svolta per la progettazione di impianti uditivi e migliorare di gran lunga la vita di molte persone.
Per rimanere aggiornato sulle ultime novità ed invenzioni, sfoglia Il Brevetto, il Magazine delle Invenzioni.