Il prossimo 13 e 14 aprile si tornerà a parlare di nucleare, ma questa volta in chiave turistica, in occasione dell’open day, organizzato da Sogin, delle quattro centrali elettronucleari italiane, chiuse a seguito del risultato referendario del 1987, indetto all’indomani del disastro di Chernobyl.
Quattro eccellenze tecnologiche, perché all’epoca l’Italia era all’avanguardia nel settore. La prima, Trino Vercellese, stabilì il primato mondiale di funzionamento ininterrotto a piena potenza (322 giorni), e quello di reattore più potente, dal 22 ottobre 1964 al 4 agosto 1966, quando fu sorpassato dal Chinon A3 francese. L’impianto di Caorso, vicino Piacenza, era invece il più grande del nostro paese, Latina è stata la prima centrale italiana in assoluto, e all’epoca del suo avvio la più potente d’Europa. L’impianto di Garigliano, vicino Caserta, è facilmente riconoscibile per la gigantesca sfera bianca che racchiude tuttora il reattore, primo realizzato a livello europeo con la tecnologia BWR (Boiling Water Reactor).
Le visite, della durata di circa due ore, permetteranno anche di verificare in prima persona lo stato dello smantellamento, la gestione delle procedure e della sicurezza e i programmi ancora da portare a termine da qui al 2028-2030, e saranno guidate e illustrate dai tecnici della Sogin, la società che si sta occupando del decommissioning. I lavori vengono svolti ogni giorno per smontare pezzo per pezzo gli impianti, il tutto rispettando, ovviamente, le norme di sicurezza. Le nostre centrali al momento sono in fase avanzata di smantellamento, e il combustibile nucleare è stato quasi completamente trasferito in Francia e Inghilterra per le operazioni di riprocessamento, che consentono il riutilizzo del 96-97% del materiale fissile. Il restante 3-4% non è recuperabile per il riprocessamento e nei prossimi anni, dopo un processo di vetrificazione e stoccati in un deposito nazionale per la cui collocazione ancora non è stato trovato un accordo.