Davide Mulfari ha sviluppato un assistente virtuale capace di capire anche le parole pronunciata da chi ha problemi di linguaggio o difficoltà a parlare
Gli assistenti virtuali sono ormai una presenza fissa sugli smartphone, nelle auto e nelle case di milioni di persone in tutto il mondo. Alex di Amazon, Siri di Apple o Google Assistant aiutano a svolgere le mansioni più svariate, dall’impostazione di un timer per il forno all’acquisto di prodotti per la casa. Questi strumenti si attivano non appena “sentono” una frase ma, spesso, non riescono a “comprendere” le parole pronunciate da chi ha difficoltà a parlare perché affetto da una malattia degenerativa o colpito da ictus. Per tentare di risolvere questo problema, l’ingegnere Davide Mulfari ha sviluppato CapisciAMe, il primo assistente virtuale pensato per chi ha difficoltà di linguaggio. Davide è affetta da disartria – un disturbo dell’apparato fonatorio dovuto a lesioni cerebrali o dei nervi che vanno alla lingua e alle labbra – e pensa che le nuove tecnologie possano aiutare a risolvere le esigenze delle persone disabili. “L’obiettivo del mio lavoro è quello di far sì che gli assistenti virtuali presenti sul mercato possano comprendere anche il linguaggio di tutti i disartrici permettendo loro di usufruire di tutte le possibilità che attualmente sono loro negate”.
CapisciAMe: l’assistente virtuale che capisce tutti
Davide ha lanciato CapisciAMe, un assistente virtuale che “utilizza l’intelligenza artificiale per riconoscere il parlato delle persone con di disartria. Migliorare la capacità di questi sistemi nel riconoscere il parlato dei disartrici è diventato per me un obiettivo veramente importante. Sto provando ad utilizzare le potenzialità dell’intelligenza artificiale per addestrare una rete neurale che sia in grado, in una prima fase, di riconoscere un numero limitato di parole al fine di riuscire ad utilizzare i comandi base di un assistente virtuale”. Per far questo, Davide ha lanciato un vero e proprio appello. Scaricando la app da Play Store, tutte le persone affette da disartria potranno registrare 13 parole essenziali (tra cui “alto”, “basso”, “destra”, “sinistra”, “chiudi” e “apri”) che serviranno per all’allenare l’Intelligenza Artificiale. “Questi contributi vocali”, spiega l’ideatore del progetto, “vengono registrati sul telefonino e sono trasmessi al mio sistema via rete. Con essi io addestrerò la rete neurale presente sui miei computer. Successivamente le persone che hanno collaborato potranno utilizzare la seconda parte della stessa app CapisciAMe, e ripeteranno le stesse parole con le quali hanno svolto l’addestramento. Il sistema verificherà automaticamente se è in grado di effettuare un riconoscimento efficace e misurerà il livello di precisione raggiunto”.