L’Università di Kyoto e l’azienda Sumitomo Forestry stanno lavorando allo sviluppo di satelliti e capsule spaziali in legno: l’obiettivo è ridurre l’inquinamento dello spazio.
Il futuro dell’ingegneria spaziale passa attraverso il legno. Può sembrare incredibile, ma in Giappone c’è chi è davvero convinto che questo materiale naturale – usato da millenni per costruire strumenti di ogni genere – possa contribuire alla conquista dello spazio. Stiamo parlando di un progetto sviluppato in partnership dall’Università di Kyoto e dalla Sumitomo Forestry, un’azienda nata a Kyoto nel 1691 che gestisce 16 mila ettari di boschi in Giappone. L’obiettivo è combattere l’inquinamento spaziale: ogni satellite o capsula che viene lanciata in orbita, lascia dietro di sé una lunga scia di detriti e frammenti. Quando entrano in contatto con l’atmosfera terrestre, questi “rifiuti” iniziano a bruciare e molto spesso rilasciano sostanze nocive. L’idea è di utilizzare il legno – o meglio, materiali a base di legno altamente resistenti ai cambiamenti di pressione, luce e temperature – per ridurre l’impatto ambientale delle missioni spaziali. Quando rientreranno nell’atmosfera, i detriti bruceranno senza rilasciare sostanze nocive e inquinanti.
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Dal Giappone decollano i satelliti in legno
La Sumitomo Forestry sta lavorando allo sviluppo di materiali a base di legno biodegradabili e altamente resistenti. I dettagli del progetto, tuttavia, non sono stati illustrati in nome di un “segreto nell’ambito della ricerca e sviluppo”. Qualche indiscrezione è trapelata da una recente intervista alla BBC del professore dell’Università di Kyoto Takao Doi. “Tutti i satelliti – ha spiegato Doi – che decadono, bruciando, creano minuscole particelle di alluminio che galleggiano nell’aria per molti anni e prima o poi finiranno per avere un impatto sull’ambiente. La nostra idea è sviluppare dei satelliti che rientrando nell’atmosfera brucino senza rilasciare sostanze nocive e senza alcun rischio che dei frammenti raggiungano il suolo. Una volta messo appunto il materiale, la fase successiva sarà lo sviluppo del modello ingegneristico del satellite, per poi produrre il modello che verrà lanciato auspicabilmente entro il 2023″. Doi è uno dei massimi esperti giapponesi in ingegneria aerospaziale e può perfino vantare un passato da astronauta. Nel 2008, infatti, ha fatto parte dell’equipaggio della missione Sts-123 che ha raggiunto la Stazione Spaziale Internazionale il 13 marzo alle 3.49 UTC. Durante i 16 giorni trascorsi a bordo della ISS, Takao Doi ha supervisionato l’installazione del braccio robotico Special Purpose Dexterous Manipulator e ha anche testato (per la prima volta) un boomerang progettato per “funzionare” in condizioni di microgravità.
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